Freddie Mercury, vent'anni fa l'annuncio choc: «Ho l'Aids». E poi la morte
MILANO - «Any way the wind blows...» : in qualunque direzione il vento soffi. Così si chiude la più celebre (che una volta tanto coincide con la più bella) canzone dei Queen: «Bohemian Rhapsody». Così, quasi fatalisticamente, Freddie Mercury, uno dei più grandi cantanti di sempre, seminò sconforto nel mondo intero, annunciando venti lunghi ed esatti anni fa «di avere l'aids». Ed esattamente il giorno prima di morire, il 24 novembre del 1991, a soli 45 anni. Lasciando orfani, noi di una voce ultraterrena e di una presenza scenica inarrivabile; la sua band di una direzione e dell'anima, nonostante gli infruttosi (perché impossibili) tentativi di sostituirlo.
IL PRIMO ( E L'ULTIMO) - Freddie fu il primo grande martire «pop» della peste di fine secolo. E probabilmente l'ultimo, non molti anni dopo sarebbero arrivati i farmaci (non dappertutto purtroppo) che avrebbero garantito se non la guarigione, almeno la sopravvivenza dei malati. E Freddie fu tante cose e una sola: icona glam negli anni 70, hard rockstar di ritorno verso la fine, pop platinato un attimo dopo, struggente ultimo tango («The Show Must Go On») al passo d'addio. Omosessuale dichiarato quando non era di moda dirlo e incredibile animale da palco (solo Jim Morrison, in un ipotetica gara all time, potrebbe rivaleggiare con lui).
«LA» VOCE - E una voce, «la» voce, di scuola per tanti seguaci, quantunque inimitabile. Vezzoso e leggero, istintivamente simpatico e al contempo barocco, Freddie ha lasciato migliaia di «vedove» e «vedovi»: le tribute band dei Queen dalla Alaska alla Malaysia si contano a migliaia. E fan che collezionano tutto ciò lo riguarda e vivono nella sua memoria ancora oggi, capita spesso di incontrarne (tanti anche in Italia). Freddie tante cose e una sola, «any way the wind blows...»